Nell’epoca dei social e dell’auto-promozione raccontarsi è diventato un gesto quasi naturale. Ci mettiamo davanti a un telefonino e parliamo al nostro pubblico virtuale di cosa abbiamo letto, di cosa abbiamo visto, di cosa abbiamo fatto. Poi però ci sono persone, di solito fotografi, che fermano la gente per strada e con loro iniziano una vera conversazione.
Il più delle volte, una semplice chiacchierata, improvvisata, diventa una storia, toccante e curiosa. E mi fa capire quanto le vite degli altri, anche nelle piccole vicende e nei piccoli gesti, abbiano ancora un loro grande fascino.
Se amate i cani probabilmente avrete incontrato, almeno virtualmente, Doggo Daiily (sopra alcuni scatti), la pagina Instagram di Navid Tarazi, un giovane studente iraniano che a Torino ferma i proprietari di 4 zampe e si fa raccontare la storia del loro amico, l’età, il carattere, quando è stato adottato o è entrato in famiglia. I cani sono adorabili, lui sa coglierne le espressioni e gli atteggiamenti migliori, ma anche i proprietari non sono da meno. E la loro voglia di aprirsi e raccontarsi rimane impressa. A volte è davvero commovente.
Si scoprono così storie ordinarie ma che suonano straordinarie, una bella umanità, momenti di condivisione, a volte stramberie. Storie che sentiamo vicine, che fanno anche piangere, come quella di una signora con al guinzaglio Toto, 14 anni, il cane che aveva preso il marito. Il marito non c’è più e lei lo ricorda con l’affetto di questo amico peloso. Per un anno e mezzo uscendo la mattina, Toto si sedeva dove il padrone era solito posteggiare la macchina, come a dire “Io aspetto qua”. Con queste storie così toccanti e belle la pagina di Navid Tarazi in poco tempo è cresciuta fino a raggiungere 1 milione e 100 mila follower, i cani sono diventati tante piccole star, come del resto il fotografo che rimane sempre un passo indietro e non si mostra mai.
Uscire dalla bolla per cui solo noi facciamo cose e vediamo gente (come dice questa felice battuta che dobbiamo a Nanni Moretti), ciechi e indifferenti a tutto quello che ci succede intorno, è un esercizio di empatia. Andrea Petinari, (sopra la sua pagina Instagram) fotografo e videoreporter che vive nelle Marche, intervista persone comuni. Perlopiù pensionati (mi sono domandata se è perché quelli più giovani vanno di fretta o non si fidano). Inizia con la domanda: «Salve signore, posso farle una foto?». E loro subito si mettono in posa. Quando poi chiede il nome e la professione ecco che la vita di queste persone ritratte si accende. C’è Vincenzo, detto “Pacioccone”, incontrato a Napoli qualche giorno fa. Ha 70 anni, fa il pescatore da quando ne aveva 6, e ci tiene a precisare che la sua famiglia sta a Santa Lucia dal 1718. Poi c’è Ciro, incontrato di nuovo dopo due settimane dalla prima intervista, che lo saluta felice «perché non ho tante occasioni di incontro all’età mia». Nel post Andrea Petinari descrive così la situazione: «È stato un grande piacere vederlo contento per l’intervista. A volte basta poco per migliorare la giornata di qualcuno».
La curiosità spinge a saperne di più di chi ci passa di fianco per strada. A New York @MeetcutesNYC (sopra) ferma le coppie che camminano tenendosi per mano o che sembrano particolarmente affiatate e chiede loro: «Voi due siete una coppia?» per poi farsi raccontare come si sono incontrate. La mia preferita è quella composta da un uomo alto, calvo e magro con la T-shirt di un album dei Beatles e una donna piccola coi capelli corti viola. Alla domanda di rito lui subito risponde con un “No!” deciso per poi scoppiare a ridere mentre lei resta di stucco. Scopriamo poi che stanno insieme da 40 anni e che ancora si amano come il primo giorno e passeggiano mano nella mano.
C’è anche chi fa domande sul senso della vita, sull’amicizia, sulla peggior batosta ricevuta, su cosa ha imparato, che consigli darebbe, sul perché il fidanzato se ne è andato, su quale esperienza gli o le ha fatto cambiare prospettiva. È quello che fa Dose of Society (sopra) che in realtà è una piattaforma (come Meetcutes del resto). Dal suo microfono passano persone di tutti i tipi, e Ahmed Faid e Nii Lartey con 6 milioni di follower sui vari social (da Instagram a YouTube) sono entrati nella classifica di Forbes under 30 e ora collaborano anche con diversi brand.
Perché ci piace raccontarci? Forse perché le occasioni di incontro oggi non sono così frequenti, perché spesso chi ci chiede «Come va?» lo fa solo per formalità senza aspettare la risposta, o forse ancora perché il più grande paradosso di questa epoca dei social è che tanti parlano, molti giudicano o pontificano, ma pochi ascoltano. E allora quando qualcuno ci ferma per strada – non per venderci qualcosa né per farci firmare un appello – ma con un microfono e una fotocamera, dimostrando vero interesse a noi, allora regaliamo la nostra vita agli altri. Sapendo che almeno dietro a quella fotocamera c’è qualcuno pronto ad accoglierla.