Ci sono scrittrici e scrittori che riescono a superare l’asticella del banale, della storia già sentita. Ti conducono in un loro mondo fatto di imprevisti, di salti di immaginazione, di punti di vista davvero particolari. La loro creatività si espande intorno, anche nella tua esperienza di lettore e in qualche modo ne esci arricchito, talvolta un po’ cambiato. Ultimamente di scrittrici così ne ho lette tre.
Beautiful minds
Catherine Lacey, Biografia di X, Sur (traduzione di Teresa Ciuffoletti)
Mi sono resa conto di quanto Catherine Lacey fosse geniale quando alcuni anni fa ho letto Le risposte.
In quel romanzo, a metà tra fantascienza e saggio filosofico, Lacey, nata a Tupelo in Mississippi nel 1985, racconta di come al giorno d’oggi, in una società pervasa dal culto della celebrità e dal narcisismo, sia difficile innamorarsi e avere una vera relazione con qualcun altro. Al centro di quel libro c’è una star del cinema la cui ipervisibilità impedisce di avere una relazione di coppia. Così una squadra di esperti inventa l’”Esperimento fidanzata”, cioè gli fornisce una serie di ragazze per le varie occasioni: la fidanzata collerica, quella ordinaria, quella per il sesso, quella per i momenti romantici (il ruolo della protagonista del romanzo).
Prima ancora, Lacey ha scritto A me puoi dirlo: la storia di una ragazza trovata addormentata su una panca nella chiesa di un paese. Non parla, nessuno la conosce, non si sa bene da dove venga né quale sia il suo passato. E il suo essere così priva di storia e inattaccabile dai pregiudizi la faranno diventare il foglio bianco su cui gli abitanti del paese riverseranno le proprie ansie e paure.
Catherine Lacey, se non si è capito, è una che si pone qualche domanda. Anche in Biografia di X, volume di 500 pagine – ma non spaventatevi – si interroga sulla relazione fra arte e vita e sulla costruzione della propria identità.
Il mistero è X, donna e artista dalle mille vite. Scritta in prima persona dalla moglie e un anno dopo la sua morte, è costruita come se fosse una vera biografia con tanto di foto, documenti, interviste… immaginarie, come immaginaria è l’esistenza di questa donna che ha attraversato la storia del novecento, intrecciando la sua esistenza con personaggi a noi noti (si imbatte in David Bowie, Tom Waits, Susan Sontag). Il vero nome di X non è importante, da dove viene nemmeno. Si crede sia nata nel Territorio del Sud, parte degli Usa che dopo la Seconda Guerra Mondiale è diventata una teocrazia fascista. Da lì è scappata da adolescente, ha vissuto per strada, ha fatto diversi lavori, cambiato nome più volte. È stata musicista, scrittrice, visual artist. Si è sposata e risposata, ha avuto diverse relazioni, ha intrecciato la sua vita con altri finché è diventata lei stessa una celebrità. Ricostruirne la vita è una impresa e diventa un’ossessione per la sua vedova. Ma, sembra chiedersi Catherine Lacey, è davvero necessario? Forse sì. È un romanzo geniale. Si legge come una biografia ma ha il passo dell’indagine giornalistica che riesce ad alternare con grande abilità indizi e riflessioni.
Elaine Feeney, Come costruire una barca, Einaudi (traduzione di Carla Palmieri)
Delizioso e intelligente: è questo che ho pensato appena finito di leggere il romanzo della irlandese Elaine Feeney. Protagonista è un ragazzo speciale, Jamie, 13 anni, tante manie e molte curiosità. La madre ancora ragazzina è morta mentre lo dava alla luce e lui vive col padre Eoin (si pronuncia Owen) che si fa in quattro per farlo crescere sereno e autonomo. Ma 13 anni non sono un’età facile, soprattutto se i nuovi compagni di college ti prendono in giro per le tue ossessioni per i motivi geometrici, i numeri dispari, l’ordine e il colore rosso; e se i professori ti considerano un peso, non capiscono le tue argomentazioni e le tue ansie anche se sei un piccolo genio in matematica. Ma per fortuna la prof di letteratura e quello di falegnameria si riveleranno un valido sostegno per crescere. La barca del titolo alla fine verrà costruita davvero e diventerà il simbolo dell’indipendenza e delle possibilità, mentre attorno a Jamie si andrà formando una piccola comunità di “ribelli” insofferenti alle regole. Perché in fondo lui, con le sue paure e certe stramberie, diventa una calamita attorno a cui si ritrovano a gravitare quelle persone a cui la vita ordinaria sta un po’ stretta. Cosa mi è piaciuto di questo libro? Il modo in cui racconta le fragilità e la diversità senza indugiare in prevedibili spiegazioni. Insomma, la grazia e la delicatezza con cui Elaine Feeney ha saputo affrontare certi temi.
Miranda July, A quattro zampe, Feltrinelli (traduzione di Silvia Rota Sperti)
Miranda July è scrittrice, regista, visual artist. Con il film Me and You and Everyone We Know ha vinto il premio della giuria al Sundance Festival nel 2005 e la Caméra d’Or al Festival di Cannes. La Fondazione Prada di Milano le dedica una mostra fino al 28 ottobre che ripercorre la sua carriera trentennale attraverso i suoi cortometraggi, le performance, le installazioni. È un’artista che potrebbe essere personaggio di un romanzo (potrebbe essere lei X – vedi sopra – ho pensato) e in questo caso del suo.
Protagonista di A quattro zampe è infatti un’artista famosa, una 45enne anticonformista nella sua arte, nel suo passato e nei suoi desideri, un po’ meno nel suo presente abitato da un marito, una villetta, un figlio (però già non binario a 6 anni), tante amiche con cui si scambia selfie nuda, una crisi esistenziale (di mezza età?), la menopausa in arrivo. Stanca della routine decide di fare un viaggio in macchina coast to coast per recarsi a New York dove l’aspetta la sua assistente per un progetto. Ma una volta salita in macchina la coglie il panico e si ferma in un motel a mezz’ora di auto da casa sua a Los Angeles. Qui i suoi occhi incontrano quelli di un ragazzo giovane e attraente che le pulisce il parabrezza in una stazione di servizio e con lui inizierà una storia, spenderà tutti i soldi guadagnati (20.000 dollari per una frase usata da una pubblicità) per modificare e arredare la stanza in cui soggiorna nel motel, perderà la testa per lui.
È una donna che può apparire pazza, stramba, a volte piegata dalle crisi, altre leggera e incosciente. Ha momenti di insicurezza, ferite, paure, ma è senz’altro una donna “presente” ai suoi stati d’animo, alle sue emozioni, ai suoi desideri, alla sua sessualità. Alla fine davvero libera. Miranda July ci porta nel suo mondo con una scrittura brillante, divertente, originale, prende le distanze con un sofisticato humour per affrontare temi come la maternità, la crisi di mezza età, il tradimento e il matrimonio, la sessualità e la menopausa. E alla fine riesce ad alleggerirci da quel senso di responsabilità legato a certe scelte.